Conoscere il genere di vita che i Certosini conducono è non soltanto dar ragione della esistenza e della forma esteriore di tutto l’edificio da essi abitato, ma anche porre nel giusto valore le opere che lo abbellirono attraverso le età non ad ostentazione di ricchezza e di lusso come per l’abitazione di un grande signore, e neppure a diletto del visitatore, ma per rendere il Monastero sempre più degno della vita religiosa. Le particolari contingenze storielle della Certosa di Pisa per gli stretti rapporti con la Corte di Toscana, richiesero nel secolo XVIII una certa condiscendenza alle esigenze di quei tempi pieni di fasto, con sacrificio della semplicità certosina ; resta fermo però che questa fu un’ eccezione imposta da motivi di opportunità, e che la vita dei Monaci nell’intimità delle celle si svolse pienamente tranquillità con vera fedeltà agli Statuti dell’Ordine che mai, ed in nessun caso, ebbero a sentire il bisogno di modificazioni o di riforme. Abbiamo veduto colle opere condotte per secoli una completa trasformazione della Certosa di Pisa ; ma la vita dei Monaci è rimasta la stessa. Sulle pareti del sacro recinto ogni età ha lasciato la sua impronta; i beni del Monastero hanno sentito la ripercussione degli avvenimenti politici e sociali ; passata l’intera proprietà conventuale ad altre mani, i Certosini della Certosa di Pisa sono usciti e poi rientrati come custodi in quella che fu la loro casa ; ma nel continuo agitarsi di uomini, di idee, di cose, né un pensiero delle loro anime, né una parola delle loro preghiere, né la più piccola parte delle loro speranze hanno subito il più lieve cambiamento, conforme è scritto nella divisa dell’Ordine : “Stat crux dum volvitur orbis”.