Chi crede che la vita dei Certosini sia fatta soltanto per espiare delle colpe, oppure sia la risoluzione di una crisi di coscienza e di un dramma interiore ; chi vede nella Certosa di Pisa un porto di naufraghi della società che attendono in solitudine la morte come una grande liberatrice : è in errore. Casi di tal genere nella storia quasi millenaria dell’Ordine si sono verificati ben di rado, e non sono proprio questi a dar ragione della continua vitalità dell’Istituto Monastico. Lo sviluppo che questo prende per fare accorrere nelle sue file di individui diversi di grado e condizione sociale, e di svariate attitudini, dimostra come il genere di vita praticato nelle Certose sia secondo la portata di molte persone che pur se ne crederebbero incapaci. Alcuni vi sono condotti dalla attrattiva della solitudine e della vita interiore ; altri vi chiedono un rifugio contro le lusinghe mondane ; ve ne sono di quelli che vi cercano una vita austera; tutti però, quali essi siano, e qualunque sia il motivo che li conduce, offrono la prova più evidente che la Regola Certosina è lungi dall’essere al di sopra delle forze umane. E se volessimo porre dinanzi agli occhi del lettore qualche dato statistico, si vedrebbe che la massima parte dei Certosini hanno scelto e scelgono questa vita in giovane età, nel periodo migliore della loro esistenza, in piena tranquillità di spirito.