Assorta in un anello di alte mure fortificate, come nascosta in un prezioso astuccio, Lucca non rappresenta la classica città medievale dove il tempo sembra all’improvviso essersi arrestato. Le alte mura di Lucca, non hanno di certo creato condizioni ostative essendo infatti un luogo pulante di vita e di esercizi commerciali, come si percepisce immediatamente entrando nelle porte che mettono in contatto il centro urbano più recente e con la restante parte del mondo. Lucca così circondata tra le mura, può essere percorsa a piedi nello spazio di pochi minuti, tuttavia per visitarla appieno per raccogliere la sua vera assenza non può essere così breve. In ogni parte e in ogni angolo la città propone svariate sorprese. Vie strette e articolate che danno improvvisamente sulle piazze fatte a forma irregolare, chiese di immenso valore artistico a volta celate dalle case e da antichi e memorabili caffè dove in un passato remoto si recano famosi musicisti e poeti. E’ appena il caso di dire che la visita di Lucca deve essere organizzata con estrema tranquillità e attenzione, alla scoperta di impercettibili segreti e immense opere d’arte.
Lucca: tra storia e leggenda
Lucca non è sola una città ricca piena di testimonianze storiche, ma è anche ricca di singolari leggende che soltanto un esperto del posto potrà raccontare. Due sono le leggende che suscita curiosità particolare, e ambedue trattano l’argomento sacro. La prima leggenda è relativa alla patrona delle domestiche, Santa Zita. Si racconta che delle persone avessero conferito ai padroni di Zita il dubbio che la loro governante fossero dedita a rubare. Per tale motivo, la padrona le chiese un giorno di esibire il contenuto del grembiule che portava raccolto sul ventre. Fu in questo modo che, davanti ad alcuni sbalorditi presenti, non caddero a terra i resti della cena che Zita quotidianamente provvedeva a raccogliere per donarli ai poveri della città, ma mazzi di fiori di giunchiglia, che da allora sono diventati i fiori della santa. Da qui ogni anno il 25 aprile, giorno della festa patronale, viene programmata la mostra dei fiori dedicata a Santa Zita. La seconda leggenda ha come protagonisti i calzari che fanno parte degli ornamenti del Volto Santo, conservati nel Museo della cattedrale. I calzari costituiscono oggetti di elevata qualità e tradizione orafa, che vengono indossati al Volto Santo due volte l’anno, rispettivamente il tre maggio e il tredici settembre. La leggenda racconta che un vagabondo scalzo, in ginocchio davanti al Volto Santo, ebbe in dono da questi uno dei calzari che possedeva. I custodi del crocifisso, che accusarono l’uomo di furto, riposero il calzare accanto al piede del Volto Santo che, e si narra che Cristo per scagionare l’innocente, lo scagliò lontano da sé.