La vita dei Certosini, giudicata spesso da chi non la conosce come troppo austera non è quella di eremiti piena di difficoltà e di rischi ed abbracciata perciò da un numero limitatissimo di individui. L’eremita vive nell’ isolamento e nella indipendenza, invece il Certosino obbedisce ad una Regola e ad un Superiore della casa, si riunisce ai suoi confratelli per gli uffici divini in Chiesa, per le adunanze nella cappella del Capitolo, per il colloquio concesso in determinati giorni, per il passeggio settimanale “spatiamentum”, al di fuori del Monastero, per i pasti nel Refettorio alla domenica ed in altri giorni festivi. La Regola dell’Ordine vuole che il giorno e la notte siano santificati con un avvicendarsi di occupazioni, interrotte da onesti sollievi che rendono più spediti a riprenderle con nuova lena. L’ufficio notturno che dura nel coro in media tre ore è preceduto da quattro ore di riposo e seguito da altre tre. La giornata è dedicata in gran parte alla liturgia : Messa conventuale che si canta sempre, seguita o preceduta dalle Messe piane celebrate contemporaneamente dai diversi Religiosi, ciascuno nella cappella destinatagli ; recita dell’Ufficio canonico in cella, coll’ Ufficio della B. V. Maria “de beata”, meno il Vespro di quello, che ogni giorno si recita in Coro, seguito spesso dall’Ufficio dei morti. Nelle feste l’Ufficio vien cantato per intero al Coro, eccetto la Compieta. Le ore antimeridiane libere ed il tempo dopo il Vespro sono dedicati alla meditazione, alla lettura spirituale, all’esame della propria coscienza in Coro, seguito spesso dall’Ufficio dei morti. Nelle feste l’Ufficio vien cantato per intero al Coro, eccetto la Compieta. Le ore antimeridiane libere ed il tempo dopo il Vespro sono dedicati alla meditazione, alla lettura spirituale, all’esame della propria coscienza.