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Il Palio di Siena riassume l’essenza della città. Esso raccoglie da sempre l’aspetto umano e i sentimenti della vita dei senesi.
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Fu sotto Giovanni d’Agostino che la fabbrica del Duomo Nuovo di Siena venne celermente portata avanti : e ci riferiamo oltreché alle strutture murarie al rivestimento marmoreo e alle decorazioni plastiche, che rivelano ovunque la diretta partecipazione o quanto meno il gusto di questo delicatissimo e originale scultore.
Col sopravvenire della peste del 1348 i lavori rimasero sospesi : e fu forse in occasione di questo temporaneo abbandono che le originarie deficienze di statica del progetto e della costruzione, fondata in fretta “chon pogho letto et chon chativo ripieno” (cioè con fondazioni poco profonde e materiale cattivo), e dai pilastri troppo sottili slanciantisi da un terreno infido a arditezze temerarie, si palesarono gravissime e, ormai, irrimediabili.
Nel 1350 Domenico d’Agostino, nuovo capomaestro, insieme con Niccolo di Cecco del Mercia, proponeva che si rinunciasse all’ambizioso proposito di un Duomo Nuovo a Siena e che invece venisse condotto a termine il prolungamento già iniziato sopra San Giovanni verso Vallepiatta. Il parere dei due venne sostanzialmente condiviso da molti architetti, tra i più famosi del tempo; e basterà qui ricordare il fiorentino Benci di Cione, che in una relazione scritta denunciò senza mezzi termini tutta la gravita della situazione.
Fu così che nel 1355 il progetto veniva definitivamente abbandonato; due anni dopo i Dodici governatori della Repubblica ordinavano la demolizione delle parti pericolanti, compresi i piloni interni di sinistra, che in un primo tempo si era pensato di utilizzare nella costruzione di un nuovo Battistero, e quindi di un Camposanto monumentale a somiglianza di quello di Pisa.
A testimoniare la grandiosità del progetto del Duomo Nuovo (si sarebbe certo trattato di una delle più imponenti cattedrali gotiche d’Italia) restano ora la navata destra, con le sue volte a crociera – due sono ancora visibili dalla piazza Iacopo della Quercia (sotto le altre tre fu ricavato fin dal Quattrocento il palazzetto dell’Opera del Duomo di Siena, ora sede del Museo) e l’immane parete della facciata, quella che il popolo chiama il “facciatone”, rivestita interamente di fasce marmoree bianche e nere e alleggerita da due ampi finestroni, uno, quello superiore, di proporzioni simili a quelle di un arco trionfale. Queste parti superstiti (e non possiamo trascurare le slanciatissime bifore che ancora oggi si scorgono su quel tratto di muro perimetrale al quale fu addossato, nel Cinquecento, il Palazzo Reale, sede attualmente della Prefettura e della Provincia), delimitano uno spazio che ha la vastità di una piazza e il raccoglimento di un chiostro e che corrisponde al-la navata centrale e alla navata sinistra del corpo anteriore di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo Duomo.
Fallita l’impresa del Duomo Nuovo di Siena, i senesi si rassegnarono e portarono a termine l’ampliamento dell’altro già esistente, dalla parte del coro. Si innalzarono i piloni, si coprirono le nove volte al disopra di quelle del San Giovanni. Il lavoro fu eseguito fra il 1356 e il 1359 sotto la direzione di Domenico d’Agostino.
Più tardi veniva anche provveduto al prospetto marmoreo del San Giovanni, di severo disegno gotico, rimasto incompiuto nella parte superiore. Il progetto è attribuito per tradizione, però senza fondamento alcuno, a Iacopo di Mino del Pellicciaio. Contemporaneamente si attese al compimento della facciata principale.
Giovanni Pisano tra il 1284 e il 1296 aveva eseguito, con i suoi discepoli, numerose statue. Ma queste non erano state messe in opera, perché l’artista, probabilmente in seguito a contrasti con la Fabbriceria, affidata tra l’altro a un amministratore analfabeta, aveva lasciato in tronco i lavori. Si può tuttavia ritenere che, sia pur fiaccamente, essi siano stati proseguiti per qualche anno, forse poco oltre il primo decennio del Trecento.
E probabilmente riflette ancora l’originario disegno di Giovanni Pisano l’ordine terreno della facciata, coi tre portali fortemente strombati e separati da fasci di sottili pilastri e colonnette; le due bellissime fiancheggiami la porta centrale turono sicuramente intagliate dallo stesso Gio vanni Pisano, mentre il corroso architrave con le Storie della Vita di Maria a bassorilievo è, con ogni probabilità, il primo saggio dell’arte di Tino di Camaino.
Gli entusiasmi per il Duomo Nuovo avevano fatto tralasciare, e quindi interrompere, i lavori della facciata del vecchio Duomo di Siena.
Quando si vollero riprendere, i gusti erano profondamente cambiati, e forse – come sembra risultare dai documenti – non si sapeva nemmeno più che cosa il Pisano avesse progettato. Nel frattempo, un architetto e scultore senese, Lorenzo Maitani, aveva eretto per il Duomo di Orvieto quello che è forse il più perfetto prospetto di cattedrale gotica italiana: ed ecco che i senesi deliberarono di terminare la loro facciata a imitazione (quanto meno nel motivo del frontone, elevatissimo e tricuspidale) di quella orvietana.
Fu così necessario sopraelevare le navate affogando in parte la cupola, e procedere all’adattamento del nuovo progetto, di gusto schiettamente gotico, alla parte già eretta da Giovanni Pisano. Il principale realizzatore di questo disegno, che si mandò a compimento a far parte dal 1376, fu Giovanni di Cecco, architetto e scultore: ma pur riconoscendo la sua indubbia ingegnosità, dobbiamo osservare che il compito suo partiva da premesse troppo contraddittorie perché egli potesse organicamente armonizzare il progetto nuovo e o a quello antico.
Il coronamento, aperto da un oculo circondato da busti di patriarchi e profeti entro tabernacoletti (tutti rifatti nel secolo XIX sugli originali, che attualmente si conservano al Museo dell’Opera), se è genialmente concepito, non corrisponde, logicamente, alla parte basamentale.
Facciamo un esempio (per tacere di altri ripieghi e manchevolezze): i piloni mediani, che separano le tre cuspidi, non sorgono da una base preordinata alla loro costruzione, poggiano bensì in falso, partendo a metà della facciata e in corrispondenza del quarto interno delle arcate dei portali laterali, invece di staccarsi sopra gli elementi aggettanti che dividono i portali stessi da quello centrale.
Nondimeno sono, questi, difetti che appaiono, in certo senso, mascherati dall’esuberante decorazione scultorea, per la quale Giovanni di Cecco si valse in parte delle statue già preparate da Giovanni Pisano e dai suoi seguaci, mentre altre ne eseguì egli stesso o fece eseguire, e altre ancora furono aggiunte nei secoli successivi.
Attualmente quasi tutte le statue; che ornavano il prospetto del Duomo di Siena, corrose dalle intemperie e pericolanti, sono state o si vanno sostituendo con copie, proseguendo una saggia opera di salvaguardia iniziata già nella seconda metà del secolo scorso. Ma se la fronte, ove si eccettui la zona dei portali, è poco più del ricordo di quella che era stata terminata alla fine del Trecento, in cui figurano per giunta elementi non pertinenti, quanto meno discordanti (come, a esempio, i mosaici delle cuspidi, eseguiti nell’Ottocento dal Mussini e dal Franchi), oggi è possibile ammirare, come mai lo fu in passato, le prodigiose sculture eseguite da Giovanni Pisano fra il 1284 e il 1296, che sono tra i massimi capolavori della statuaria gotica italiana. Da quest’anno esse figurano nel Museo dell’Opera, e considerandole nel loro complesso si ha netta la sensazione di un’impresa senza precedenti nell’arte italiana, e per la grandiosità delle proporzioni e per l’elevatezza dei concetti ispiratori. Sono statue di grandezza superiore alla naturale e rappresentano personaggi biblici, profeti, filosofi dell’antichità classica, oltre alle due Vaticinatrici del giudaismo e del paganesimo, Maria sorella di Mosè e la Sibilla : tutti coloro cioè che, secondo il pensiero religioso medievale, predissero la venuta della Vergine, a cui il Duomo è dedicato, e la sua immacolata Concezione. Ma ciò che distingue nettamente questo ciclo di sculture dai più famosi poemi figurati delle cattedrali gotiche d’Oltralpe, è l’impeto drammatico che il carattere di ogni singolo personaggio rivela, definendone le più intime qualità psicologiche non meno che gli aspetti esteriori e ponendolo in appassionata dialettica di forma e di spiriti con i suoi compagni. Così, dalla profetica maestà dell’Isaia il Giove cristiano :– si passa all’eloquenza di Piatone, la mansueta saggezza di Salomone contrasta con l’inquieto patetismo di Abacuc e con la ruggente scontrosità di Simeone, mentre quella che è forse la più bella di tutte le statue, la profetessa Maria sorella di Mosè, svolge il suo corpo in lenta spirale sotto i gotici panneggi e protende ansiosa il volto dalle nari frementi e dalla bocca socchiusa e alitante, assorta nell’ascolto di misteriosi vaticini. Ma già, come si è accennato, da trent’anni la più grande scuola scultorea italiana del Duecento – quella dei Pisani – aveva lasciato nel Duomo senese uno dei suoi più insigni capolavori : il pulpito, scolpito tra il 1266 e il 1268 da Nicola Pisano in collaborazione col figlio Giovanni, allora esordiente, e Arnolfo di Cambio (è probabile che pochi anni prima Arnolfo avesse scolpito alcuni di quei bellissimi capitelli figurati che stanno sui pilastri della navata maggiore). Assai più ricco, per statue, gruppi e rilievi, di quello che è nel Battistero di Pisa, di circa sei anni anteriore, il pulpito senese, con le sue rappresentazioni simboliche, con le sue immagini di Profeti, di Virtù, di Arti liberali, è una sorta di “summa” figurata delle verità della Fede, culminante nei sette mirabili pannelli del parapetto. Se il pulpito di Nicola e le statue di Giovanni Pisano costituiscono una specie di solenne “prologo in cielo” alla storia della scultura senese, di questa storia è ancora il Duomo di Siena a illustrarci alcuni dei più importanti capitoli. Il maggior scultore senese del Trecento, Tino di Camaino, figlio di quel Camaino di Crescentino che abbiamo ricordato in veste di architetto del Battistero, dopo aver alzato a Pisa il mausoleo all’imperatore Arrigo VII dì Lussemburgo, e prima di recarsi a Firenze, e quindi a Napoli per assumervi la carica di architetto primario e scultore della Corte Angioina, eseguì, correva l’anno 1318, per il Duomo di Siena, il monumento funebre al cardinale Riccardo Petroni giurista (il monumento, smembrato di alcuni elementi e quindi ridotto nel Seicento, è stato di recente ricomposto nella sua originaria integrità).
Anche Iacopo della Quercia, massimo tra gli scultori senesi, lavorò a più riprese per il Duomo della sua città. Appartiene forse ai suoi esordi, infatti, la severa Madonna marmorea ora al sommo dell’altare dei Piccolomini; assai più tardi, all’estremo ormai della vita (rivestiva allora la carica di capomaestro dell’Opera), attese alla Cappella del cardinal Casini, iniziando quella tavola a bassorilievo, rimasta incompiuta con la sua morte, nel 1438. E fu nei laboratori dell’Opera, adattati sotto le superstiti arcate del Duomo Nuovo, che egli scolpì i marmi per la celebre “Fonte Gaia” del Campo.
In quello stesso torno di tempo lacopo dava inoltre il disegno per il fonte battesimale del San Giovanni: opera mirabile, che si può considerare come la più perfetta antologia plastica del primo Rinascimento, perché ad eseguire le statue in bronzo delle Virtù e i rilievi in ottone dorato con le Storie del Battista che adornano il pozzetto, furono delegati, oltre allo stesso lacopo (sua è la storia di Zaccaria cacciato dal Tempio e suoi i poderosi Profeti del tabernacolo), e ad altri artefici senesi, come Turino di Sano e suo figlio Giovanni, Lorenzo Ghiberti e Donatelle.
Quest’ultimo, che già nel 1426 aveva scolpito la lastra tombale del Vescovo Pecci, nel 1457 modellerà la poderosa e drammatica statua del Battista nella Cappella di San Giovanni, in cui si conserva la reliquia del braccio destro del Santo, donata alla cattedrale da Pio II.
II Duomo di Siena costituisce, se non la più completa, la più alta sintesi della civiltà artistica senese. E questo non tanto perché ogni secolo vi abbia lasciato una sua impronta, quanto perché esso fu il teatro, l’ambiente dove si svolsero i principali eventi che quella civiltà illustrarono. Anche se oggi non tutte le opere d’arte create nel corso di oltre cinque secoli vi si conservano, e alcune (fortunatamente poche) sono andate perdute o furono trasferite altrove, sta il fatto che per il Duomo di Siena lavorarono i massimi artisti senesi.
Anche nel campo delle arti minori i senesi, per il loro Duomo di Siena, ricercarono quanto di meglio potesse trovarsi : a esempio, nonostante la splendida fioritura di una scuola miniaturistica locale, nella seconda metà del Quattrocento furono chiamati a alluminare i libri corali del Duomo di Siena i due più famosi miniatori dell’Italia settentrionale, Liberale da Verona e Girolamo da Cremona.
Tuttavia, le vicende costruttive del Duomo di Siena non furono pacifiche, anzi, si svolsero in mezzo a difficoltà di ogni genere, con interruzioni, pentimenti e mutamenti di programma non sempre imputabili a strettezze finanziarie, a calamità civiche o ad altre cause esterne.
Si presume che la costruzione del Duomo di Siena abbia avuto inizio, su di un altopiano che si estendeva in adiacenza a uno dei primitivi nuclei urbani di Siena e dove sorgeva, con diverso orientamento, una più antica chiesa, durante la seconda metà del XII secolo.
Da recenti saggi e ricerche è risultato che la primitiva pianta del Duomo di Siena non terminava con una serie di cappelle absidate disposte a raggio intorno alla cupola, come si era ritenuto fino a poco tempo fa: era bensì a croce latina, col transetto modicamente sporgente in corrispondenza della cupola e con un coro rettangolare che si estendeva al di là di questa per la lunghezza di due campate.
Anche il rivestimento marmoreo a fasce orizzontali alterne bianche e nere dell’interno si ricollegava all’uso delle decorazioni bicromiche del romanico toscano e assumeva, altresì, un significato simbolico, in quanto rifletteva i colori della “balzana”, cioè dello stemma di Siena.
Quasi vent’anni dopo la costruzione, si cominciò a pensare a una nuova e sontuosa facciata, in sostituzione di quella, assai semplice, eretta in un primo tempo, affidandola a Giovanni, figlio di Nicola Pisano. Nel 1287 il Comune stabiliva che il grande oculo circolare della parete terminale del coro venisse munito di una vetrata, vetrata che fu poi eseguita l’anno seguente su cartoni di Duccio di Buoninsegna.
Tutto questo fervore nel dotare il Duomo di una suppellettile liturgica e ornamentale del più alto pregio culminò nell’assegnazione a Duccio di Buoninsegna della tavola per l’aitar maggiore, la celeberrima “Maestà”, che l’artista iniziò nel 1308 e compì nel 1311. Qualche anno dopo, nel 1317, stando alle testimonianze di cronisti del tempo si diede inizio a un ingrandimento del Duomo dalla parte del coro, dove si creò la pieve di San Giovanni, o Battistero, le cui volte venivano serrate nel 1325: e sopra la nuova chiesa già si cominciavano a levare le muraglie che avrebbero consentito un prolungamento del coro sovrastante quando i senesi, un po’ per corrispondere alle esigenze dell’aumentata popolazione, un po’ mossi dal desiderio di emulare la rivale Firenze che proprio in quel torno di tempo aveva condotto a buon punto l’immensa mole di Santa Maria del Fiore, concepirono un nuovo, arditissimo disegno.
Il 23 agosto 1339 il Gran Consiglio della Campana deliberava e sanciva un ulteriore ampliamento della cattedrale, ottenuto creando un corpo longitudinale a tre navate che venisse a inserirsi perpendicolarmente sul fianco sud-est della chiesa già costruita. In tal modo il vecchio Duomo avrebbe costituito il transetto di quello nuovo, la cui abside si sarebbe spinta oltre la cupola verso ovest.
Natale 2008 Siena
Sono davvero numerosi gli eventi per festeggiare il periodo natalizio per le strade di Siena.
Per le giornate del 5 dicembre, 12 dicembre e 19 dicembre a partire dalla ore 16.30 le vie che percorrono il centro storico della città di Siena, rappresenteranno la cornice di splendide manifestazioni teatrali,di spettacolo, di musica e di animazione che coinvolgerà tutte le fasce d’età.
Per il giorno di sabato 13 dicembre appuntamento con il mercatino dalle ore 17 e il concerto dell’Orchestra Stabile San Bernardino. Per domenica 14, alle ore 17, inaugurazione della pista del ghiaccio che si terrà presso i Giardini della Lizza. Ci sarà poi un concerto con le canzoni della tradizione alpina che avrà come protagonisti i componenti della Federazione Campanari Bergamaschi.
Al Teatro dei Rozzi, sabato 27 dicembre alle ore 17.30, l’Associazione Culturale Mannini Dall’Orto Teatro e la Band dei Pinocchio propongono Le avventure di Pinocchio ossia le bugie musicali. Si continua martedì 30 dicembre, alle ore 16.30 con la parata musicale itinerante della banda Lincoln Way High Scholl.
Capodanno 2010 a Siena in piazza del Campo
C’è grande fermento per la città di Siena che per il 31 dicembre, ospiterà nella cornice di Piazza del Campo, Antonello Venditti. Sarà lui la star che infiammerà i senesi di una delle più famose piazze d’Italia . Anche per questo capodanno Siena, è stata particolarmente scrupolosa e meticolosa ai preparativi per le festività natalizie, inserendo nella locandina degli eventi di Natale il concerto dello bravissimo cantante romano, che accompagnerà i cittadini senesi verso il nuovo anno attraverso i suoi magici brani musicali, di ieri e di oggi.
Grazie ad un’iniziativa nata dell’Associazione Ferrovia Val D’Orcia è stata creato il TRENO NATURA. Si tratta di un treno speciale che ha come obbiettivo quello di ripristinare la vecchia tratta ferrovia Asciano-Monte Antico percorrendo attraverso un tragitto di 142 Km.
Buona parte del suggestivo paesaggio toscano che raggiunge le Crete della Valle Senese, La Val D’Orcia e le aree territoriali dove sorgono gli ampi vigneti del rinomatissimo vino Brunello. Il Treno che parte da Siena passa attraversando Asciano-Monte Oliveto, San Giovanni d’Asso, Torrenieri, Monte Antico, Buonconvento, con rientro a Siena.
La minuscola ferrovia Asciano-Monte Antico diventò inattiva nell’anno 1994 per essere poi riaperta dalla citata Associazione delle Ferrovie nell’anno 1996. L’organizzazione, sostenuta dai volontari della citata Associazione che si occupano altresì della vendita dei biglietti, dell’assistenza dei passeggeri, rappresenta per costoro una vera scommessa che non ha come solo scopo principale quello di riutilizzare l’inattiva tratta, ma anche quello di valorizzare, attraverso il tragitto della linea ferroviaria immense aree naturalistiche, considerate patrimonio dell’umanità poiché protetto dall’UNESCO.
Il treno impiegato per l’affascinante viaggio tra le immense sarà la littorina AL n. 773 prodotta negli anni dal 1957 al 1959, convoglio comodo e di modesta velocità, il che permette di ammirare con dovizia, i particolari paesaggistici che scorrono lungo il percorso. I passeggeri che di regola scelgono di percorrere il tragitto in treno sono costituti oltre che da molte famiglie italiane anche da turisti straniere per lo più Giapponesi ed Inglesi. La prima tappa è Asciano, dove sono situate le famose crete senesi, particolari figure di argilla a forma di cupola bianca, che testimoniano la presenza del mare in epoca passata.
Nelle vicinanze di Asciano è situato inoltre un vecchio casello ferroviario, accuratamente restaurato dai volontari dell’Associazione dei Ferrovieri e adibito da parte di quest’ultimi a centro d’informazione e ricreativo. Detto casello rappresenta inoltre in punto di riferimento per molti appassionati di trekking che sempre di più si recano nelle vicine campagne per ammirare i siti archeologici che testimoniano il passaggio di civiltà Etrusche. Una volta giunti alla stazione di Asciano l’associazione ha inoltre messo a disposizione, per raggiungere il paese, una carrozza che apparteneva alla famiglia Agnelli .
Presso il borgo di Asciano è possibile ammirare l’arte dei primi affermati pittori della nostra storia. I loro affreschi sono visitabili nella chiesa romanica di Sant’Agostino e nella basilica romanica di Sant’Agata. A pochi chilometri da Asciano si raggiunge l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, costruita in mattone rosso, dove è possibile osservare il chiostro più grande, dipinto dal Signorelli e dal Sadoma. Altra tappa importante è il paese di San Giovanni d’Asso famosa per il suo tartufo bianco al quale l’ente locale ne ha dedicato perfino un museo situato all’interno di un castello e il paese di Torrenieri, dove possiamo degustare il rinomato vino Brunello. Uno dei più grandi produttori è sicuramente l’azienda Abbadia Ardegna, il Poggio che quest’anno ha festeggiato il centenario di vita della cantina che ha prodotto novecento bottiglie, certificate di valore storico. Sempre a Torrenieri è facili incontrare favolosi agriturismi dove si possono degustare i prelibati piatti caratteristici della toscana, come i crostini di fegatini, i pici, carne di chianina, arrosti e la torta della nonna. Di notevole interesse è inoltre la sosta a Castiglione D’Orcia, dove nella chiesa di San Giovanni è possibile ammirare un affresco dell’artista Simone Martini che raffigura la Madonna che stringe una rondine. Interessante è inoltre la tappa a Bagno Vignoni famosa per la sua piscina termale di epoca medioevale e l’ultima quella di Buonconvento dove si ammira una sublime cascata di fiori che fa da cornice alla palazzina dei genitori del noto ex calciatore Stefano Bettarini, già visitata in passato da Ted Kennedy. Il prezzo del biglietto per il viaggio nel fantastico treno della natura è di €. 16, i bimbi viaggiano gratuitamente. Il Treno Natura sosta ancora in altri siti di raro valore storico ed artistico, come i musei di Asciano e Palazzo Corboli, dove sono custodite opere di Giovanni Di Paolo, Giovanni Pisano e Catarino da Viterbo, Paolo di Giovanni Fei e di altri artisti ancora. Da non perdere poi, La Natività della Vergine, del Maestro dell’Osservanza. il Museo dedicato a Cassioli, Amos e il figlio Giuseppe. Già in altri eventi, l’originalità intrinseca di avvalersi di mezzi di trasporto su rotaia, ha già avuto successo di pubblico. Basti pensare l’impiego di un antica locomotiva che in occasione della nota fiera dedicata ai fiori denominata “TOSCANA IN FIORE” che si svolge in primavera e nel mese di agosto a Pescia (cittadina ledear in Toscana e famosa in Italia per il suo conclamato e famoso mercato nazionale e internazionale di fiori), nell’incantevole cornice della cittadina sita nella provincia di Pistoia. In occasione della prima edizione della fiera dei fiori che si è svolta in loco, l’amministrazione locale, in sinergia con le ferrovie, ha messo a disposizione un’antica locomotiva accessibile gratuitamente a tutti, che ha coperto senza disagio alcuno la tratta ferroviaria Firenze Pescia.
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SIENA E IL PALIO DI SIENA
Siena e il palio di Siena. La città è cosi strettamente legata a questo evento che si fa una vita legata alla contrada per tutto l’anno.
La città è divisa simbolicamente dalle 17 contrade, e ogni appartenente e infinitamente fiero della propria.
Siena offre al turista non solo il magico momento del Palio. E’ una delle più belle città al mando, ricca di tesori e innumerevoli opere architettoniche a partire dal duomo, dal battistero, la Torre del Mangia e il Palazzo Comunale, il Museo civico, il museo dell’opera metropolitana, la pinacoteca nazionale e l’accademia dei fisiocritici. Ma anche chiese bellissime come S pietro alle Scale, il santuario della Casa di S. Caterina e lo spedale di S. Maria della Scala.
Qui troverete agriturismo con piscina, hotel con offerte speciali per famiglie con bambini, residence e pensioni, alberghi 3 stelle, alberghi 4 stelle e alberghi 5 stelle, relais ricchi di charme, spesso ricavati da antiche ville piene di charme. Numerosi anche gli agriturismi che accettano cani e bed and breakfast ideali per gli appassionati di mountain bike o mototurismo.
Da Siena partiamo per il nostro itinerario che toccherà Monte uliveto Maggiore, Buonconvento, Montalcino fino ad arrivare alla bellissima Abbazia di S. Antimo.
L’itinerario offrirà paesaggi bellissimi, i classici della cartolina tipica Toscana, con armoniose colline e borghi medievali.
L’Abazia di Monte Uliveto Maggiore è assolutamente da visitare, dove sarà possibile degustare liquori alle erbe,amari e digestive, preparate secondo i dettami degli antichi monaci. Tutto intorno potrete trovare numerose pensioni, bed and breakfast, affitta camere e appartamenti in affitto per vacanze, oltre che hotel e alberghi di tutte le categorie. Da fermarsi nei ristoranti tipici per un tour enogastronomico tutto toscano