La solitudine vera nella Certosa di Pisa è nella cella. La campana indica i diversi esercizi nei quali il tempo è distribuito: preghiera, meditazione delle cose sacre, studio, lavoro manuale. Nell’atto che li compie il Certosino sa di trovarsi spiritualmente unito ai suoi confratelli che fanno altrettanto nelle celle claustrali, tutti assorti in un medesimo ideale, tutti animati da una comune speranza. “Pax multa in cella”; “Cella a Coelo”; “Cella continuata dulcescit”;…. queste ed altre massime scritte sulle porte, egregiamente interpretano lo spirito che dentro vi regna. Quello che per noi accade alla vigilia di una seria risoluzione da prendere, sotto il peso di qualche grave responsabilità, quando rientrando in noi stessi vogliamo attorno la solitudine e il silenzio, è per i Certosini l’atteggiamento continuo della loro anima e quasi lo scopo unico della loro vita. Quale ammonimento questi solitari, lontani dal tumulto delle città, dove gli uomini si arrovellano nelle lotte di ogni ora troppo spesso fatte di egoismo e di passioni smodate! Avvicinatene qualcuno: proverete l’incanto che emana dal trattare con persone di alto sentire, aperte da un lungo tirocinio di pensiero e di disciplina alla pietà verso le umane miserie e ad una grande bontà per tutti, perché la Bontà Divina contemplano nei libri assiduamente meditati, nei salmi che recitano, nei fiori amorosamente custoditi nel piccolo giardino, nelle verdi colline che coronano il Cenobio. O Bonitas !